La crisi del rapporto uomo-natura |
English translation |
By Daniela Eutizi, ITALY, 1998
Contribution to the
EDUVINET "Global
Challenge - ecologically" subject
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"La storia non è altro che una continua serie
di interrogativi
rivolti al passato in nome dei problemi, delle curiosità,
delle inquietudini
che ci circonda e assedia" (Braudel)
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SOMMARIO
1. LA CRISI DEL RAPPORTO UOMO- NATURA
2. PIANI E LEGGI: DIBATTITI INTERNAZIONALI
4. LA LEGISLAZIONE A TUTELA DELL'AMBIENTE
5. PROGRAMMA DELLA COMMISSIONE PER IL 1997
9. SVILUPPO SOSTENIBILE, POLITICHE AMBIENTALI E OCCUPAZIONE
12. UNA NUOVA POLITICA PER ALCUNI COMUNI D'ITALIA
13. CASI ITALIANI: SEVESO E ACNA DI CENGIO
14. I CITTADINI E LA SULLA TUTELA AMBIENTALE
16. LE INIZIATIVE DI LEGAMBIENTE ED ENTI LOCALI. (1995)
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Il rapporto Uomo -Ambiente è per sua natura complesso e bidirezionale: si tratta di due sistemi interattivi in costante relazione dinamica. Lo stesso "ambiente" è definizione culturale, il risultato dell'azione filtrante operata dalle categorie conoscitive.
I problemi inerenti l'ambiente riguardano sostanzialmente il modo con cui la società umana amministra i processi produttivi, le risorse rinnovabili e non, i beni culturali, i meccanismi di regolazione e di previsione dei fenomeni naturali. Le modificazioni di questo rapporto sono dunque di natura storica. Tutto questo si inscrive nei fenomeni di globalizzazione dell'economia e nel rapporto Nord- Sud del mondo. L'attuale scorcio di secolo sigla la fine del paradigma produttivo industriale e l'imporsi di una nuova organizzazione del mercato e del ciclo economico: si passa ad un modello di impresa-rete dislocata su scala mondiale e decentrata nei suoi comparti funzionali (dalla progettazione alla commercializzazione).
Alcune conseguenze macroscopiche di questa trasformazione sono:
Di qui si origina lesigenza di una ridefinizione dei modelli organizzativi dei soggetti economici, ora esposte ad un contesto globale che è insieme una minaccia e uno stimolo alla crescita e allo sviluppo. L'incremento della popolazione, l'uso crescente e incontrollato di energia e risorse, laumento della produzione di rifiuti solidi, liquidi e gassosi, la distruzione delle risorse naturali, l'estinzione di specie rare di animali rendono al nostro pianeta sempre più difficile il compito di tollerarci.
Oggi circa il 20% della popolazione mondiale utilizza più dell'80% delle risorse naturali. Nel 1986 l'umanità - "una specie tra milioni di altre "(W. Rees) - si è appropriata del 40% del prodotto netto della fotosintesi terrestre. Nell'ambiente marino, del 30%. Lansia di produrre sempre maggiore benessere materiale porta a fagocitare le risorse disponibili, presi come siamo dalla formula del tutto e subito e sordi al richiamo del ...e dopo? L'ozono e l'effetto serra sono un chiaro segnale della raggiunta capacità del pianeta di assorbimento degli scarti. La formula "usa e getta" - comoda, pratica, apparentemente economica - è diventata un gesto, unabitudine quotidiana ormai radicata. Si usano le materie prime e si gettano le scorie tossiche o altamente inquinanti. Uranio, mercurio, rifiuti chimici hanno trovato un posto nelle terre del Sud: un business illegale che lOccidente ha tutto linteresse a mantenere.
La più grande conntraddizione che stiamo oggi vivendo è quella che vede da un lato la protesta contro la distruzione della foresta amazzonica e dallaltro il nostro quotidiano gettare rifiuti in discariche abusive e incerenitori in modo incontrollato e irrazionale. Nella maggior parte dei casi senza renderci conto delle conseguenze di quel gesto.
L'effetto serra è una chiara consegenza della capacità -satura- di assimilazione del nostro Pianeta. Lo studio che segue affronta, in modo sintetico e generico, la risposta dell'Italia all'indirizzo diripensamento, pianificazione, sperimentazione e uso di tecnologie pulite evidenziate dai dibattiti internazionali sul futuro e la tutela del nostro meraviglioso Pianeta.
Erosione del suolo, deforestazione, impoverimento dello strato di ozono, inquinamento di terra, aria, acqua, piogge acide, estinzioni di specie di animali e piante sono tutti elementi di degrado che continuano a svilupparsi in misura crescente. Adottare uno sviluppo sostenibile richiede uneconomia che soddisfi i suoi bisogni presente senza depauperare il futuro.
Occorre dunque "rileggere il bilancio ecologico (locale, regionale, globale) ribaltando l'approccio tradizionale della sostenibilità: non più calcolare quanto carico umano può sorreggere un habitat definito, ma quanto territorio (terra, acqua, aria) è necessario per un certo carico umano, cioè per reggere l'impronta ecologica che una popolazione imprime sulla biosfera (carrying capacity)" (M.Wackernagel- W. Rees Come ridurre l'impatto dell'uomo sulla terra).
Le dimensioni locale e globale del problema ambiente sono ormai fortemente intrecciate.
Da decenni si susseguono incontri, convenzioni, protocolli che traccianostep by step lattenzione verso la salute del Pianeta, sostenuti da ricerche, studi e analisi specifiche. Ambientalisti, scienziati e politici insieme per frenare linflusso negativo delluomo sullambiente. Kyoto rappresenta il frutto importante di tutte queste azioni e soprattutto la non procrastinabilità degli interventi. Un percorso sintetico:
Da questi ultimi due incontri - Vienna e Costarica- sono stati individuati obiettivi, strategie e programmazioni per lo sviluppo delle tecnologie pulite, per tutti i Paesi del Mondo (cadono le eccezioni di Montreal). Per il triennio 1997-99 sono stati destinati circa 6000/md di dollari per eliminare la rpoduzione e l'uso di sostanze pericolose: l'Italia è il 5· donatore - dopo USA, Giappone. Germania e Francia- per il fondo per la protezione dell'ozono.
In Europa produciamo 10 tonnellate di rifiuti pro capite; in Usa 864 Kg solo quelli domestici: 2 volte più dellEuropa e 16 volte più dei Paesi sottosviluppati. Italia: 301
Una ricerca di Bonn propedeutica all'incontro ha spiegato che una riduzione entro il 2010 del 10% delle emissioni di CO2 rispetto al 1990 consentirebbe, nel settore energetico, la creazione di 800 mila nuovi posti di lavoro. Il primo Ministro giapponese Hashimoto si è fatto sarà portavoce dellobiettivo di ridurre i gas di serra entro il 2010.
con una tappa intermedia nel 2005:
Il costo di tale impegno, secondo la Commissione, è tra i 15 e i 30 Miliardi di ECU (o.2% - 0.4% del PIL dell'Ue del 2010: questo l'obiettivo degli ambientalisti e dell'Ue. Kyoto ha avuto la funzione, dunque, di orientare le strategie industriali delle superpotenze in nome della sostenibilità e della tutela del Pianeta.
Fondamentale la posizione e l'atteggiamento dell'Europa all'appuntamento con Kyoto.
Il vertice si è concluso con un compromesso per alcuni non molto soddisfaciente. L'Uonione Europea e il Giappone sostengono la cosidetta ipotesi dei "due panieri": concentrando il negoziato sui gas principalmente responsabili dell'effetto serra (anisrine carbonica, metano, ossido di azoto) e rimandando ad un prossimo incontro la regolamentazione degli altri gas nocivi come idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruri). Sia Italia che Unione Europea dovranno comunque confermare il ruolo di leadership assunto in Giappone, anche adottando iniziative unilaterali.
Nei prossimi mesi il Governo ha assunto l'impegno di definire in dettaglio gli strumenti che consentono di raggiungere i traguardi indicati nel breve e medio periodo, in concorso con l'Autorità dell'Energia e degli Enti Locali.
Due tappe importanti nella politica ambientale dell'Unione Europea:
1) 1986: adozione dellAtto unico europeo
Il Libro verde dell'Ue indica un raddoppio di energie pulite entro il 2021. Per l'Italia significa: da 7.000 a 10.000 MW addizzionali al sole, vento, biomassa, geotermia, ed idroelettricità, con 3 milioni di metri q di collettori solari e di una produzione di 2 milioni di tonnellate di biocombustibili (subordinati ad una coerente politica europea). Per il risparmio elettrico la Comunicazione ha un programma di 45 Miliardi di kWh/anno 2010 (incremento impianti termoelettrici efficienti, più metano, più fonti rinnovabili). Il costo degli interventi di risparmio (in media 40 lire/kWh, molto inferiore al costo di produzione di elettricità) consente di pagare il maggior investimento iniziale delle fonti rinnovabili.
Alcune proposte per superare ostacoli alla realizzazione degli obiettivi contenuti nella Carta di Aalborg e nella Carta della Città.
Per ricordare:
Aalborg : città della Danimarca ove dal 24 al 27 Maggio 1994 si è tenuta una conferenza cui hanno partecipato rappresentati degli Stati Europei sotto il patrocinio della Commissione Europea e della città di Aalborg. La Conferenza è stata organizzata dal Consiglio Internazionale per le iniziative ambientali locali (ICLEI). La Carta di Alborg è un progetto elaborato dall'ICLEI e dal Ministero per lo sviluppo urbano e i trasporti dello Stato federale della Renania del Nord- Westfalia, RFG. E' stato firmato da 80 amministrazioni internazionali, governi nazionali, istituti scientifici, consulenti e singoli cittadini.
Obiettivo: elaborare piani d'azione a lungo termine per lo sviluppo sostenibile delle città europee, risolvendo problemi attraverso:
- soluzioni negoziate;
- equità sociale per un modello urbano sostenibile;
- responsabilità riguardanti il clima a livello planetario;
- ruolo fondamentale dei cittadini;
- coinvolgimento della Comunità;
- prevenzione inquinamento degli ecosistemi ...
(La campagna delle città europee sostenibili - Bruxelles)
RIFERIMENTI NAZIONALI
Pietre miliari della Comunità Europea in materia ambientale sono:
Non esiste in Italia una legge unica che affronti organicamente il problema della protezione dell'ambiente, considerato in passato bene estetico. La nostra stessa Costituzione solo nell'art. 9 afferma, in modo riduttivo, come principio fondamentale per la Repubblica "la tutela del paesaggio, del patrimonio storico ed artistico della Nazione". Solo nel 1976 la leggeMerli (319/76) definisce l'ambiente "una risorsa naturale che deve essere tutelata e conservata nell'interesse della collettività".
La legge ha introdotto l'obbligo di depurare le acque utilizzate per il processo industriale (scarichi di ogni tipo). Da ciò l'obbligo:
Nel 1966 emanata - inoperante fino al 1973 - la legge antismog. che disciplina gli impianti di riscaldamento e il funzionamento degli autoveicoli . Farraginosa l'applicazione.
Tra le a ltre normative ricordiamo:
Sulla normativa vigente, si segnalano significative novità nell'anno 1996.
(Presentazione del Presidente Jacques SANTER)
La Commissione Europea (nata nel 1995) ha fissato le grandi strategie e scadenze per l'EUROPA. Organizzate per i cittadini tre azioni di informazione:
Tra le priorità: la crescita, l'occupazione e l'Euro; la promozione
del modello europeo di società; la presenza dell'Europa sulla scena
internazionale. Il futuro dell'Unione.
In materia Ambientale, è
stato riesaminato il Quinto Programma.
Italia: | |
13% superficie | urbanizzata (contro 5% FR, 7% UK) |
+% di percentuale | uso auto (dopo Lussemburgo) |
1100 m 3/ ab | prelievo idrico (FR 665, D 742, Svezia 343) |
90% dei rifiuti | in discariche ( dopo Grecia e Irlanda); |
- 1/3 popolazione | no impianti di depurazione acque reflue |
80% merci | viaggia su strada (con forte impatto ambientale e contrazione sistema produttivo) |
Buona la gestione delle aree protette, grazie ad una recente legge;
Nel campo delle risorse idriche, della difesa del suolo e della
depurazione: si ha esigenza di progettazione al più presto.
CAUSE dei ritardi:
Cause ritardi:
STATO: mancata adozione della Direttiva europea sugli imballaggi, ritardo del riordino normativo in un Testo Unico, ritardo riforma sistema tassazione rifiuti, ritardo adeguamento normativa tecnica per gli impianti di smaltimento
REGIONI, Province, Comuni: scarsa attività di pianificazione (non sempre le competenze professionali sono adeguate alle nuove esigenze: importante il ruolo della Formazione), poca diffusione attività di informazione e responsabilizzazione civica, macchina amministrativa comunale talvolta troppo rigida; , frammentazione di funzioni.
IMPRESE: scarso investimento nel settore dell'innovazione di prodotto (per la riduzione dei rifiuti a monte) e dgli impianti di smaltimento (a valle),
Ogni italiano produce, in media, più di un kg di rifiuti solidi e liquidi ogni giorno, più di 350 kg. ogni anno. Lo smaltimento illegale dei rifiuti è un grave problema per l'Italia. Il settore delle Ecomafie - clan di traffici illegali di trasporto di materiale tossico - cresce sempre più. Da 54 clan nel 1995 - coinvolti in traffici di rifiuti illegali e di abusivismo edile - si è passati a 104 nel 1997. Da 21.000 Miliardi a 33.000 miliardi di fatturato illegale. A questo proposito è stata composta una Commissione specifica di Inchiesta dal Parlamento: molte illegalità sono state scoperte e stroncate. Il lavoro è molto lungo. (per approfondimenti vai a pag. 25)
Rapporto Ecomafia 1998 (a cura di Legambiente) | ||
Regioni con illegalità nel sttore ambientale | ||
Regioni | Infrazioni | persone denunciate |
Campania | 5.861 | 2.890 |
Calabria | 3.666 | 1.393 |
Lazio | 2.655 | 915 |
Puglia | 2.232 | 872 |
Lombardia | 2.005 | 532 |
Toscana | 1.971 | 225 |
Liguria | 1.655 | 195 |
Emilia Romagna | 1.280 | 580 |
Basilicata | 1.160 | 90 |
Piemonte/Valle dAosta | 1.070 | 175 |
La riforma introdotta dal decreto legislativo n. 22 -5 febbraio 1997 (Ministro dell'Ambiente Edo Ronchi) provvede all'introduzione di un nuovo metodo di gestione dei rifiuti, basato su tecniche e processi di eliminazione dei rifiuti nuove e specifiche, per un più corretto rispetto dell'ambiente. Una importante conquista.
Rifiuti smaltiti non in discarica in Europa (Statistiche pubblicati nalla rivista New Ecologia Marzo 1997)
1° Danimarca | 4° Belgio |
2° Svezia | 5° Paesi Bassi |
3° Francia | 6° Portogallo |
13° Italia | 14° Irlanda |
15° Grecia |
Una corretta equazione può essere:
Prodotti con plastica riciclata puliti +
sviluppo produttivo =
Città sostenibili e vivibile = Difesa dell'Ambiente
1997 (Dati del Ministero dell'Ambiente)
2200 le discariche presenti in Italia
1400 discariche abusive
Nel nostro Paese, l'88% dei rifiuti finisce in discarica. Nel 1997 il fatturato dei rifiuti controllato dalle ecomafie è stato di 6850 miliardi (cfr paragrafo relativo). Per ovviare a questa situazione è stata varata la Legge Ronchi , il cui obiettivo è quello di raggiungere, entro il 2003, il 35% della raccolta differenziata (vedi pag. 11)
1989:
1/4 di popolazione ha reti di fognatura per la raccolta separata delle acque piovane e da quelle dello scarico, con aggravio per il sistema di depurazione che non riesce a controllare l'effettiva qualità delle acque da trattare. Difficile stimare la presenza impianti di depurazione. Fortunatamente le cose sono migliorate grazie all'intesa di programma stipulata tra Regioni e Ministero Ambiente (1989);
Impegni internazionali assunti dall'Italia con la Convenzione
cambiamenti climatici (emissioni di CO2); non rispettati finora.
Diffusione energie rinnovabili:
solare termico: | eolico |
Italia: installa 15.000 mq/ anno | Italia: 22MW nel 1995 |
Gemania: 200.000 mq/a | Germania 1136 |
Grecia 150.000 mq/a | DK 637MW |
Austria: 120.000 mq/a | Spagna 123MW |
Cause del ritardo
1. STATO: ritardi attuazione l. 481/95 su Authority energetica e privatizzazioni per "premiare" iniziative delle aziende energetiche di diffusione di risparmio e rinnovabili, mancato sostegno ai comuni che vogliono dotarsi di Piani energetici per la riduazione della CO2
2. AMMINISTRAZIONI locali (Regioni, prov. e Comuni): mancata attuazione della legge 10/91 e della 142/90 sulla pianificazione energetica; scarsa disponibilità all'innovazione nelle politiche energetiche locali
Effetto serra: l'aumento delle emissioni di anidride carbonica - CO2 - e delle relative concentrazioni in atmosfera, dovute ai crescenti consumi energetici nelle aree urbanizzate e all'incendio delle foreste, provocando il cosidetto effetto serra. Il fenomeno è così chiamato perché la presenza di CO2 in atmosfera impedisce al calore di disperdersi nello spazio provocando un progressivo aumento della temperatura terrestre. I cambiamenti climatici complessivi avrebbero effetti disastrosi per gli equilibri ambientali dell'allagamento delle zone costiere alla crescita delle aree desertificate.
Il buco nell'ozono, come è noto, è causato dall'emissione di gas usati negli spry e per gli impianti frigoriferi (CFC e HCFC)
1995: dopo una "vertenza" sostenuta con il solo appoggio della Danimarca e della Germania, l'Italia ha ottenuto dalla Conferenza delle Parti di Vienna l'impegno sull'eliminazione dell'uso degli halon, prodotti più pericolosi per la fascia di ozono, formalmente banditi ma di fatto usati ancora in tutti i Paesi europei.
1996: a S. José di Costarica l'individuazione dell'obiettivo della coerenza tra le misure per la protezione della fascia di ozono e quelle per la prevenzione dei cambiamenti climatici ha confermato l'approccio scientifico e la strategia nazionale sostenuti dall'Italia per la protezione dell'ambiente globale.
1993: l'Italia ha adottato una legge per la protezione della fascia di ozono, aggiornata molto rigida. Stabilisce criteri e tempi per la riduzione degli usi, fino alla eliminazione, di sostanze pericolose ancora ammesse dalla normativa europea e costituisce un importante stimolo all'innovazione tecnologica, soprattutto nei settori più esposti alla "rivoluzione anbientale" avviata dal Protocollo di Montreal: l'agricoltura e la la chimica.
In Italia, l'agricoltura è il settore - in tutta Europa - dove si fa maggiore uso di un prodotto molto pericoloso - bromuro di metile - per la fumigazione del suolo. E dunque, è particolarmente interessata nella ricerca di prodotti e tecnologie sostitutivi che avranno un forte impatto sui mercati di tutti i Paesi con produzione agricola di tipo mediterraneo quali California, Africa del Nord, dall'America Latina al sud est asiatico. Il Ministero dell'Ambiente e la Facoltà di Agraria di Torino hanno trovato pratiche colturali che garantiscono qualità e produttività con impegno ridotto di bromuro.
L'industria italiana produce idroclorofluorocarburi, i prodotti transizione sostitutivi dei CFC e degli halon con il minore impatto ambientale tra tutti i prodotti regolamentati dal Protocollo di Montreal: gli HCFC 123 e 124 prodotti in Italia e venduti in tutto il Mondo hanno un potere di distruzione dell'Ozono vicino a zero e possono sostituire i pericolosissimi halon che hanno un potere distruttivo superiore fino a 400 volte.
Italia: + 2% (rapportata alla produzione su scala mondiale), ha aprrovato nel 1993 la legge sulla tutela dell'Ozono che fissa le scadenze di riferimento per il divieto e impiego di gas.
L'aumento della temperatura terrestre di 2 gradi entro i prossimi 50 anni può provocare lo scioglimento del 90% dei ghiacci sulle Alpi, con conseguenze di dissesto territoriale ed economico spaventose.
In Italia i rifiuti sono principalmente rappresentati da plastica: bottiglie, bicchieri, lattine ..e imballaggi di ogni genere. Le discariche ne sono piene. Possiamo anche usare materiale non è avvolto in plastica, tuttavia recheremmo poco beneficio alla lotta contro l'inquinamento. Che la plastica inquini, non ci sono dubbi. Tuttavia il sistema di imballaggio ha prodotto nel tempo notevoli benefici, anche - paradossalmente- a favore dell'ambiente. E' quanto afferma il presidente della Union Plast Enrico Chialchia, che propone al riguardo alcuni dati interessanti :
- riduzione di 400% del peso
- riduzione del 250% volume
- risparmio energeticodi 200% (300% per il carburante per il transporto)
Aziende operanti nell'imballaggio e nel riciclo
Tipo di azienda | Numero | Addetti |
Aziende per il sistema di imballaggio in Italia | 2.000 | 30.000 |
Aziende per il sistema riciclo | 169 | 1.600 |
1. Produzione e consumo di imballaggio plastico (dati 1996) | |
Unità Produttive | 2040 |
Addetti | 30.800 |
Produzione in Kton | 2.500 |
Importazione in Kton | 120 |
Exportazione in Kton | 760 |
Consumption in Kton | 1.860 |
Grow up Rate 92/96 | 6% |
2. Quantità di rifiuti riciclati ottenuti durante la raccolta differenziata | |
Imballaggi in Kton | 160 |
Residui Industriali in Kton | 25 |
Residui Agricoli in Kton | 30 |
3. Settore del riciclo imballaggi (dati 1996) | |
Numero di aziende | 165 |
Numero di addetti | 1.612 |
Fatturato (Mdi Lire) | 684 |
Capacità riciclo in Kton | 1.094 |
Rycicle reale Kton | 759 |
Rifiuti imballaggi riciclati in Kton | 159 |
Rifiuti imballaggi importati in Kton | 47 |
E' necessario dunque di un sistema di riciclaggio eco- compatible. In fatto di tecnologie l' Italia può vantare un posto importante: è infatti in grado di riutilizzare 800.000 tonnellate di scarti e di rifiuti plastici attraverso processi di separatione e macinazione, ogni anno. Non si sa ancora se è possibile creare un vero e proprio mercato eco- compatibile dei rifiuti perché è indispensabile l'utilizzo di tecnologie pulite complesse e costose, anche se eliminare le discariche per altre operazioni di smaltimento porta a benefici economici a medio lungo termine. Il problema è la organizzazione e la gestione dei materiali. e l'avvio della raccolta differenziata in tutti i Comuni. Solo in questi ultimi anni molte città italiane (novembre 1997) hanno iniziato politiche ambientali molto attente e dato il via alla raccolta differenziata. L'investimento sulla tutela ambientale è iniziato, finalmente
Lo sviluppo di alcuni Paesi determinerà nel futuro la crescita del consumo globale di combustibili. Alcune stime prevedono un aumento del fabbisogno energetico (40-50% per il 2010) e dei prezzi degli idrocarburi mettendo in difficoltà i Paesi con una industrializzazione più recente e fragile.
Come in ogni Paese industrializzato, in Italia si consuma energia in tre grandi settori:
1/3 = industria
1/3 = trasporti
1/3 = servizi residenziali ( uffici e abitazioni)
Consumi energetici
1989
- 6.589 tonnellate di monossido di carbonio
- 2.524 di metano (CH4)
- 1.981 di SO2
- 2.035 di ossidi di Azoto (NOx)
Combustibili:
- Petrolio: 94 milioni di tep*/anno
- Carbone: 13 Milioni di tep/anno
- Metano : 41 milioni di tep/anno
*= tonnellate equivelente al petrolio
Da ricordare
Carbone: è un combustibile che si forma per lenta trasformazione di vegetali che, in assenza di aria, si trasformano per dendo ossigeno e acqua e arricchendosi di carbonio. E' il combustibile più sporco. Per estrarlo: si deve scavare in vaste zone con rschi molto alti. Bruciando produce più inquinanti del petrolio e del metano. La sua presenza nel sottosuolo terrestre è enorme: 10.000 miliardi di tep (30 volte più del petrolio). Ai ritmi di consumo odierni, il carbone durerà per secoli. Ci sono tecnologie collaudate in grado di pulirlo dal zolfo inquinante, e renderlo più gassificato: australiani e giapponesi ci stanno provando.
Petrolio e metano: 121 miliardi di tonnellate di petrolio; 110.000 miliardi di m3 per il metano: queste le riserve di idrocarburi accertate. Ai ritmi di consumo attuale (3 miliardi di petrolio e 1900 di m3 di metano bruciati ogni anno) si deduce facilmentela riserva: 40 anni per il petrolio e 60 per il metano (un secolo!). Certo altri giacimenti possono essere scoperti e sfruttati (mare o zone polari), ma si pensa che circa il 30% (200 mil. di tonnellate) del petrolio sia già esaurito e che si passerà dal 40 al 90% (190.000 mil. m3) nell'utilizzo del metano.
- 30 % dei combustibili fossili: impiegato per generare elettricità
- 35% solamente viene trasformato
- 65% circa dissipato in calore
Biomasse: tipi di accumuli organici: dagli alberi ad ogni tipo di vegetazione, fino ai residui animali e vegetali presenti nei rifiuti delle città. Questi ammassi possono essere trasformati in petrolio e gas attraverso processi chimici.
Molti gli studi sulla combustione (reazione chiave a tutto il processo). Nuove tecnologie tentano la strada del maggior sfruttamento del combustibile e la riduzione di inquinanti (come gli ossidi di azoto): cicli combinati, teleriscaldamento, celle a combustibile, cogenerazione.
Le industrie, come già accennato, possono risparmiare energia del 20- 30% con l'uso di nuove tecnologie, ma la domanda è stazionaria e crescente la concorrenza con i Paesi del III Mondo (maggiori fonti di energia, manodopera a costi più bassi)
Anche in ITALIA, in molte industrie, la produzione di calore per i processi industriali viene abbinata alla generazione di energia elettrica (cogenerazione) Nel 1990 una legge ha previsto la vendita Kilowatt prodotti in proprio (ma non utilizzato) all'Enel (si calcola una "vendita" di prodotto pari a quello generato da una fabbrica di 3000 Megawatt.
EPPURE, la Terra continua a donarci quantità enormi di
energia: Sole (stima potenza: corrisponde a 40.000 stufe elettriche per ogni
essere umano), moto acqua, vento.
In ITALIA i fabbisogni energetici da
queste fonti sono coperti per :
(legno, residui vegetali, letame secco forniscono a molti Paesi del III Mondo il 35% dell'energia: 2 miliardi di persone , senza altra alternativa bruciano foreste e sprecano risorse: in Tanzania un contadino per cucinare usa 15 volte più energia di un inglese.
"Lo sviluppo intelligente delle biomasse porterebbe ad una attività di riciclo in chiave neotecnologica che per millenni è stata naturale" (A.Cianciullo)
Tra le industrie fornitrici di energia in Italia ricordiamo:
ENI: per i combustibili
Ansaldo, Finmeccanica e Gruppi FIAT: per la meccanica elettrica
Pirelli: per i cavi
Enel: gestisce la trasmissione e la produzione di energia su scala nazionale.
L'energia nel mondo
Quanta energia si produce nel mondo e da quali fonti:
Petrolio | 37% | Carbone | 24,8% |
Gas naturale | 19% | Biomassa | 8% |
Energia idroelettrica | 5% | Energia solare | 0,45% |
Energia nucleare | 7% | energia eolica | 0,07% |
Energia geotermica | 0,6% |
(Dati forniti da Agenzia Internazionale per l'Energia, Agip, Legambiente , World Energy Council al 1994)
Tra tutti i paesi d'Europa, l'Italia -5° potenza del mondo - si presenterà all'appuntamento del 2000 con i cambiamenti più profondi: settore dell'informazione, dell'industria (investimenti in ricerca e prospettive planetarie sul mercato; strutturazione in rete network per lo scambio di tecnologie innovative, imprenditorialità diffusa; della politica. I nuovi strumenti culturali (che intrecciano antico e moderno) e imprenditoriali possono affrontare la sfida del III millennio. L'attenzione verso le politiche ambientali e una maggiore sensibilità a questi temi si è riconosciuta nell'ultimo decennio, come testimoniano alcune importanti Conferenze promosse su scala Nazionale:
Alla Carta di Aalborg (Avvio campagna sullo svilupposostenibile in Europa) hanno aderito:
Nel referendum del 1987, l'Italia ha risposto al nucleare. E' scomparsa la paura che un progressivo calo di prezzi delle materie energetiche (e magari un blocco delle forniture) potesse mettere in difficoltà l'economia dei paesi industrializzati . Ma la situazione è difficile. Si è assistito, in tempi non lontani, ad una nuova politica di sprechi, favorita dal basso prezzo del petrolio che costa meno che nel 1973 e scoraggia il ricorso al risparmio e alle fonti rinnovabili. Eppure, finalmente, gli effetti ambientali dei consumi di energia (a iniziare dalle emissioni di CO2 = effetto serra) e la tutela dell'Ambiente sono diventate le questioni su cui l'Italia si interroga e comincia a riflettere e ad agire. Il nostro Paese sta rispondendo operativamente alla progettazione ambientale su scala planetaria.
Alcuni dati Istat sull'utilizzo del suolo in Italia, così suddiviso:
57,35% di aree agricole di cui l'11% destinato a coltivazioni arboree (vigneti e ulivi);
32,25% di aree forestali
4,47% di aree urbane e occupate da infrastrutture
6% aree prive di vegetazione e coperte da laghi e fiumi.
La situazione cambia lungo il territorio peninsulare: il nord, con disboscamenti e consumo del suolo ha utilizzato il 70% della disponibilità. Conseguenza: dissesto idrrogeologico (frane, alluvioni...); 1/3 dei 3252 Km di spiaggia viene soppressa per stabilimenti balneari o altri usi; stravolti corsi d'acqua per ottenere - con lo scavo dei fiumi - materiali da costruzione. Tuttavia molte cose stanno veramente cambiando.
Una attenzione particolare - come si è già affermato - è stata dimostrata dall'attuale Governo nella difesa del suo clima in relazione all'appuntamento dei Paesi in Giappone, a Kyoto . L'Italia ha dichiarato il proprio impegno nella Comunicazione alle Nazioni Unite (Ministero dell'ambiente) di ridurre gas climalteranti (anidride carbonica, metano, protossido di azoto) al 2010 è del 7% (impegno negoziale preso in ambito europeo), ma sono possibili ulteriori riduzioni di emissioni (fino al 13% dal 1990), con impegni intermedi (- 4% al 2005). Ma l'aspetto più importante delle misure elencate nella Comunicazione è quello dei costi.
Una intelligente strategia di riduzione può infatti essere gestita con costi minimi. Nello scenario italiano una significativa quota di interventi garantisce un vantaggio economico netto per la collettività (Rapporto Istat 1996).
Il Governo ha individuato i primi interventi nel settore dei Trasporti e in quello dell'Energia. Tra le azioni più incisive: campo della mobilità (minor uso di auto private - miglioramento servizio pubblico; impiego di combustibili alternativi; migliore reti stradali
Un interessante accordo è quello stretto tra il Ministero dell'Ambiente e la FIAT per la produzione, nel 2005, di veicoli con consumi del 20% inferiori agli attuali: gli automobilisti recupereranno l'extracosto in meno di due anni e la collettività al 2010 si troverà a risparmiare 1000 milardi di lira l'anno. L'accordo con la Fiat rappresenta uno dei primi casi in cui il comparto industriale ha modificato le proprie scelte strategiche per far fronte agli effetti nocivi delle variazioni climatici. Nei possimi mesi il Governo con gli EE.LL. definirà le strategie per tali traguardi, a breve e medio termine. Con la riduzione dei gas di serra e una attenta e capillare campagna di educazione ambientale -da attuare e sostenere principalmente nelle scuole - si può tradurre la possibilità di una industria più pulita, moderna, competitiva, e dunque di città vivibili. Per un agognato salto di qualità.
Nella Conferenza Nazionale sui cambiamenti climatici - aperta da Romano Prodi e condotta da Edo Ronchi, Ministro all'Ambiente - si è discusso su:
Obiettivi ancora da raggiungere, ma il cammino intrapreso fa ben sperare, come rivela la partecipazione registrata: Enti e soggetti economici coinvolti nel "sistema energetico" (Enea, Anpa Enel, Unione petrolifera) nonché vari Ministri (dai Trasporti alla Pubblica Istruzione alla Sanità) e attori economici.
Nella Conferenza Mondiale sull'ambiente a Rio de Janeiro nel 1992,
per affrotare i problemi in una dimensione globale, è stata firmata la
Convenzione per la difesa del Clima, per la tutela della biodiversità,
per l'attuazione dell'Agenda XXI. Tanti propositi che sono sfocati: la
volontà di agire e di assumersi responsabilità si sono
differenziate tra i diversi Paesi. Per ottenere risultati importanti ogni
Paese deve adoperarsi con progetti specici.
Da anni, con battaglie e dure lotte in Italia, l'Associazione Nazionale più importante per la tutela del nostro territorio e del suo ricco e meraviglioso paesaggio, Legambiente, sostiene con forza iniziative e progetti per coinvolgere Enti locali, Istituzioni e scuole nella acquisizione di una cultura nuova che rispetti e salvaguardi l'ambiente. Con molto successo. Migliaia di cittadini ogni anno aderiscono e partecipano ad azioni di promozione e intervento a favore dell'ambiente, contribuendo con comportamenti più responsabili.
Sempre più forte, come dimostrano le nascenti associazioni a
favore dell'ambiente e la crescente attenzione ai problemi ambientali, si rivela
l'esigenza di promuovere riforme istituzionali immediate che frenino il degrado
ambientale.
E sempre più forte è il richiamo e lo stimolo dei
cittadini verso i propri Governi a muoversi dalle acque stagnanti in cui spesso
si trovano, e cominciare insieme a cooperare - al di là di ogni frontiera
- per salvare Gaia, la nostra Terra.
(Dal Rapporto ISTAT 1996)
Negli ultimi decenni, la questione ambientale ha assunto una rilevanza tale da orientare fortemente le scelte e i principi ispiratori delle politiche europee e nazionali . Particolare attenzione è stata posta nel valutare quale impatto hanno le attività umane sull'ambiente. Una serie di provvedimenti comunitari prevede infatti lo sviluppo di tecnologie pulite nei diversi settori produttivi: dall'industria ai tessuti alle produzioni agroalimentari.
Il concetto di "sviluppo sostenibile", cioè di "uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri" (Rapporto Bruntland, 1988) è il principio ispiratore del Quinto programma d'azione per le politiche ambientali e delle raccomandazioni avanzate dall'Unione Europea in sede di politiche settoriali. "Verso la sostenibilità" è infatti il monito posto nel Quinto Programma per orientare i Paesi verso un modello di economia che tenga conto del depauperamento delle risorse ambientali.
Il Consiglio dei Ministri europei dell'Ambiente ha avviato con forza, nel 1996, il suo aggiornamento per una traduzione più efficace della strategia dello sviluppo sostenibile nelle politiche comunitarie, individuando cinque priorità d'intervento:
Il ruolo dell'Unione Europea per l'attuazione di politiche ambientali è sottolineato anche dalle risorse finanziarie messe a disposizione.
Criteri base di sviluppo sostenibile sono rappresentate dalle stesse sollecitazioni a riforme che spostino il carico fiscale dai redditi da lavoro e d'impresa al consumo di risorse non rinnovabili (si ricorda la carbon energy tax).
L'Ambiente è dunque un terreno di confronto a livello internazionale. I Paesi più forti , a "debito ambientale" più limitato e/o a più forte capacità di innovazione e di investimento, devono assumere un ruolo - guida, come dichiara il Vertice dei G7 tenutosi a Cabourg nel Maggio del 1996 ("chi offre un bene o un servizio ambientalmente più sostenibile avrà vantaggi anche di mercato").
In ambito nazionale, l'urgenza del problema occupazione ha suscitato un acceso dibattito sulla diffusione del Terzo Settore e sul finanziamento di progetti specifici in campo ambientale. Anche se le politiche ambientali non possono da sole risolvere la crisi occupazionale, il dibattito internazionale sostiene la tesi che vede nella tutela dell'ambiente e nel risanamento del danno subìto un'area di investimento da cui possono scaturire effetti positivi in termini di crescita e di occupazione.
Una chiave di lettura diversa ma interessante: un contributo sostanziale può derivare da un lato dallo sviluppo delle attività economiche per la protezione dell'ambiente e dall'altro da un maggiore impegno per allentare la pressione sull'ambiente esercitata da settori produttivi tradizionali quali trasporti, agricoltura e turismo.
Le pressioni esercitate sull'Ambiente sono continue. E gli ecosistemi urbani rappresentano una delle principali minacce. Nelle Città (vedi pag. 30), infatti si concentra la maggior parte delle attività - traffico, consumi energetici, produzione rifiuti - che sono all'origine dei cambiamenti ambientali in termini locale e globale. Di qui la necessità di un adeguato ed efficiente sistema di controllo ambientale nonché l'esigenza di dare impulso alle iniziative di informazione e formazione, volte a sviluppare una coscienza ambientale, per modificare comportamenti e scelte economiche.
Cambiare i comportamenti di cittadini e di imprese verso uno sviluppo sostenibile non è semplice: in primo luogo è indispesabile un apparato normativo di tutela ambientale chiaro e ben definito. Come per decenni è mancato in Italia.
In Italia, solo nel corso del 1996 - per quanto concerne la legislazione nazionale per la tutela dell'ambiente - è stata registrata una importante novità: l'approvazione dal Consiglio dei Ministri, il 30 dicembre 1996, di un provvedimento di riordino in materia di rifiuti.
Documenti sulla sostenibilità sono forniti da documento della World Conservation Union (IUCN, 1991), dal Programma Ambiente Nazioni Unite (UNEP) e dal Fondo Mondiale per la Natura (WWF): Caring for the Earth: A strategy for a Sustainable Living, dove si sostituisce il termine crescita sostenibile, uso sostenibile, spesso confusi, con sviluppo sostenibile: "migliorare la qualità della vita mantenendosi nei limiti della capacità di carico degli ecosistemi interessati".
Le eco-industrie, cioè le attività per la protezione dell'ambiente hanno grandi potenzialità occupazionali, di non facile quantificazione statistica. Sono pochissimi infatti i Paesi che raccolgono con regolarità informazioni esaurienti sul settore e le analisi esistenti si riferiscono a settori specifici di protezione ambientale. A livello europeo, dati e informazioni disponibili sono contenute in uno studio promosso nel 1996 dalla DG XI della Commissione Europea e da Eurostat. Sono state individuate otto tipologie di ecoindustrie:
Secondo questo studio in ITALIA - dove le ecoindustrie
costituiscono il 10% del fatturato del settore nel complesso dei 15 Paesi
dell'Unione Europea (Ue) - nel 1994, il fatturato - stimato in base alla spesa
per beni e servizi ambientali - si valuta attorno a circa :
Più di tre quarti (3/4) del fatturato sono concentrati - secondo tali stime - in 4 Paesi Europei:
L'analisi settoriale mostra, sia per l'Italia sia per il complesso dei paesi europei, che il 90 % della produzione è rappresentato da beni e servizi utilizzati per la raccolta e il trattamento dei residui liquidi, per la gestione dei residui solidi e per il controllo dell'inquinamento atmosferico.
Si ha però una differenza:
In ITALIA il settore chiave è costituito dalla gestione dei rifiuti solidi,
- la gestione dei rifiuti solidi, con il 45% della spesa totale;
- 30% per residui liquidi;
- 16 % per l'inquinamento atmosferico
In EUROPA, nella media dei Paesi europei, la classifica risulta:
- gestione dei residui liquidi, 42 %;
- gestione residui solidi , 29 %;
- controllo inquinamento atmosferico, 19 %.
Occupazione nel settore ambientale nel 1994:
In Italia il settore fa stimare 100.000 unità, cui si aggiungono 65.000 unità di occupazione indiretta (generata da rapporti di scambio tra ecoindustrie e altri settori dell'economia), circa l'11 % del dato complessivo dell'Ue; i tre quarti dell'occupazione diretta è concentrata in:
- Germania: 30%;
- Francia, 19 %;
- UK, 13 %;
- Italia 10% ;
Nel settore delle eco-industrie si parla di innovazione di processo, in riferimento all'adozione di metodi di produzione nuovi e significativamente migliorati; di innovazione di prodotto, relativa all'introduzione di nuovi prodotti con basi tecnologiche nuove.
Un dato positivo
Nei settori della estrazione di carbon fossile, lignite e torba; fabbricazione di prodotti chimici; fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici; produzione di energia elettrica, vapore, gas e acqua; fabbricazione di autoveicoli la percentuale di imprese che ritengono un elemento basilare la limitazione dell'impatto ambientale è abbastanza elevata.
La crescita urbana è stata una delle trasformazioni più importanti degli insediamenti umani avvenute negli ultimi decenni. Secondo le previsioni delle Nazioni Unite entro il 2030 si insedierà nelle aree urbane la parte preponderante della popolazione mondiale e saranno almeno 100 le megalopoli con una popolazione superiore a 5 Milioni di abitanti.
La realizzazione di uno sviluppo sotenibile degli insediamenti umani assume una importanza basilare: le città si trovano infatti a fronteggiare problemi sempre più grandi di urbanizzazione crescente (insufficienza delle opportunità occupazionali e abitative, il conseguente inasprimento delle disuguaglianze socio - economiche, l'incremento dei senza tetto, i crescenti tassi di criminalità, l'inadeguatezza o il deterioramento del patrimonio abitativo, l'incremento della popolazione e del conseguente inquinamento acustico e atmosferico, la carenza di spazi verdi e di parchi e in generale una crescente vulnerabilità nei confronti di emergenze ambientali e disastri naturali (Gestione del rischio).
Questi problemi rappresentano una sfida alla capacità dei governi di realizzare uno sviluppo economico e sociale che sia consono anche ad obiettivi di salvaguardia dell'Ambiente.
Su scala nazionale la "CARTA DELLE CITTA' EUROPEE VERSO LA SOSTENIBILITA" approvata ad Aalborg (Danimarca) nel May 1994 e sottoscritta da 15 Comuni italiani, è un esempio concreto dell'impegno comune e delle forme di cooperazione fra città per realizzare uno sviluppo sostenibile.
Verranno analizzati alcuni fattori di stress urbano, considerando la realtà di 12 grandi città italiane: Torino, Milano, Venezia; Genova Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo Catania e Cagliari, città dove i problemi ambientali vengono maggiromente percepiti. Infatti:
Man mano che il livello di benessere della società è cresciuto, è aumentata notevolmente anche la quantità dei consumi e dei relativi rifiuti: cambiando gli acquisti della famiglia è cambiato anche il suo impato sull'ambiente . La società dei consumi è diventata anche società degli sprechi e lo spreco delle risorse si traduce in rifiuti. Il problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani è dunque strettamente collegato alla qualità dei consumi che vengono effettuati in ambito familiare e che a loro volta risultano direttamente dipendenti dalle risorse a disposizione. Il cambiamento negli acquisti e nei consumi non ha riguardato solamente la quantità, la varietà e la qualità dei beni oggetto di consumo, ma si è manifestato anche con riferimento al modo in cui le diverse merci sono state, nel tempo, offerte e consegnate ai compratori- consumatori.
Quella delle abitazioni, combustibili e dell'energia elettrica rappresenta la categoria dei consumi che negli ultimi 20 anni ha aumentato maggiormente il peso relativo nelle spese delle famiglie italiane. Negli ultimi 60 anni, le famiglie italiane utilizzavano a tavola l'acqua dall'acquedotto comunale, mentre gli altri prodotti liquidi (latte, olio, vino) venivano acquistati sfusi presso gli specifici rivenditori dai quali il consumatore si recava con l'apposito recipiente. Pane, pasta, riso e legumi venivano acquistati sciolti e avvolti in carta, come pure olive, formaggio e mortadella con altri pochi salumi.
L'incremento del reddito familiare congiunto al progresso tecnico - che ha visto introdotto nel mercato delle scatole e altri tipi di contenitori - hanno portato a radicali modifiche nel comportamento dei consumatori, sopra descritto. Ad esempio, il cambiamento nello stile di assunzione di molti soft- drinks di larghissimo consumo si è riflesso in una invasione di lattine usate la cui raccolta differenziata per il successivo riciclaggio è diventata una improcrastinabile necessità (67 tonnellate di lattine nel 1986; 6403 tonnellate nel 1995).
Anche la trasformazione del modello familiare italiano - soprattutto con la affermazione del nuovo ruolo della donna nella società- ha contribuito ad un cambiamento radicale nelle abitudini alimentari e di vita quotidiana: il numero delle famiglie è aumentato da 12 a 20 milioni nell'arco di pochi decenni. Conseguente l'aumento dei rifiuti: da questo incremento di famiglie è derivata la necessità di frazionare i consumi familiari, in particolare quelli alimentari e di prima necessità.
L'introduzione di nuove tecnologie e nuovi materiali di consumo, le diverse politiche di gestione hanno contribuito nel tempo ad un alterazione degli equilibri urbani: non solo è aumentata la produzione di rifiuti ma ne è cambiata anche la loro composizione. Come già accennato, la produzione totale dei rifiuti si attesta attorno ai 63,6 milioni di tonnellate annue di cui
- 2,7 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani
- 4,2 milioni di tonnellate assimilabili a quelli urbani
- 19,5 mil. di tonnellate sono rifiuti speciali
- 2,7 milioni di tonnellate sono tossici- nocivi
- 14,3 milioni di tonnellate sono rifiuti inerti
- 200 mila tonnellate sono rifiuti ospedalieri
L'italiano medio rpiduce ogni anno più di un chilo di rifiuti solidi e liquidi al giorno, oltre 350 Kg ogni anno. Come si è già accennato, dai dati forniti dal Ministero dell'Ambiente, in Italia per circa il 90% dei casi si ricorre alla discarica come forma privilegiataper lo smaltimento dei rifiuti, confermando la tendenza largamente diffusa che il rifiuto è solamente qualcosa da eliminare e non come una possibile risorsa da riutilizzare. Il decreto legislativo n. 22 del 5 Febbraio 1997 firmato dal ministro dell'Ambiente Edo Ronchi. sancisce una importante inversione di tendenza (cfr pag. 12). Con questo decreto viene capovolto il metodo fino ad oggi usato per la gestione dei rifiuti, basato fondamentalmente sulla tecnica di smaltimento finale e viene sancito un ruolo importante a tutte le fasi e le operazioni che stanno a monte dello smaltimento.
Con la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, le operazioni di riutilizzo, il riciclaggio e recupero di energia tanti processi, se correttamente innescati, possono realizzare lo sviluppo per una città sostenibile e a tutela dell'ambiente naturale. La discarica, come tipologia di smaltimento per il 90% dei rifiuti, dal 1 Gennaio 2000 potrà essere utilizzata solo per la frazione residuale derivante dalle operazioni di riciclaggio e recupero.
Con la nuova classificazione dei rifiuti e delle attività di gestione si introduce una nozione unitaria di rifiuto. Viene confermata la distinzione quanto a provenienza tra rifiuti urbani e speciali e si introduce una nuova categoria di rifiuti pericolosi al posto di quella più ristretta di rifiuti tossici nocivi. Il decreto introduce anche un cambio nel sistema di tassazione. Il cittadino pagherà in base alla quantità di rifiuti effettivamente conferiti al sistema di smaltimento tradizionale. Ne deriva una maggiore responsabilizzazione dei cittadini riguardante la propria produzione di rifiuti e una maggiore sensibilizzazione nei riguardi dell'ambiente.
Nelle strategie di pianificazione delle città, la ricerca di modelli di sostenibilità è sempre più crescente. Preoccupante è l'impatto che l'intensificarsi dei processi di integrazione fisica e funzionale delle grandi aree urbane. La costruzione di edifici così intensa ha generato realtà territoriali nuove. Gli agglomerati urbani del 1991, definiti come aggregazioni di località abitate contigue (distanza non inferiore a 250 metri in linea d'aria tra edifici e/o infrastrutture di località confinanti) sono aumentati vertiginosamente, soprattutto - per le 12 città in esame (tranne Firenze, Milano, Napoli) - in ambito sub-provinciale. L'agglomerato di Napoli ha interessato 103 comuni e tre Province. Tutto si è sviluppato lungo le principali vie di comunicazione. Ciò deriva da un processo di espansione delle zone sub-comunali: per motivi economici, accentramento di attività terziarie nelle zone centrali della città, e lo spostamento delle attività industriali nelle zone periferiche o altro.
Dall'analisi storica della popolazione dal 1981 al 1995 si registra un forte spostamento dalle grandi città verso i comuni limitrofi, confermando un graduale svuotamento dei centri degli agglomerati e una crescita demografica dei comuni circostanti, con una costante e crescente attività edilizia.
Questa situazione causa un aumento della pressione sull'ambiente nelle località più marginali e, in particolare, lungo le principali vie di comunicazione con le grandi città, a motivo del traffico automobilistico. Dunque, modelli abitativi non compatti sono svantaggiosi ed inefficienti e sono causa di grave inquinamento acustico e atmosferico (Rapporto ISTAT 1996).
L'automobile: diventata indispensabile sia per lavoro che per
attività del tempo libero e dello svago, è oggi uno strumento di
pericolo anche per l'ambiente. I problemi di vivibilità delle aree urbane
causati dalla presenza massiccia di auto non sono ancora oggi pienamente
valutati
La qualità della vita dei cittadini viene gradualmente modificata
dal sistema dei trasporti: trafffico, parcheggi, collegamento con mezzi pubblici
= stress / inquinamento acustico e atmosferico.
Nel 1996 il 66.8% delle famiglie che vivono nelle 12 città in esame individuano nella ricerca di parcheggio e il 76,2% nel traffico intenso, e il relativo inquinamento, uno tra i problemi più rilevanti che vivono.
- A Roma, nel 1996, la soglia di attenzione per gli inquinanti rilevati è stata superata per 26 giorni ed il traffico è stato bloccato solamente per tre giorni, mentre nel 1995 sono stati 41 gg. con un blocco di 5 gg.
- A Napoli, nel 1996, si sono avuti 11 giorni di blocco a fronte dei 36 gg. dell'anno precedente.
Certamente la diminuita frequenza di questo fenomeno ha influenzato anche la percezione del fenomeno.
Il 65% della popolazione è molto sensibile al problema dell'inquinamento acustico .
A fronte di queste percezioni, i comportamenti individuali nella scelta del mezzo di trasporto sono principalmente orientati all'uso dell'automobile privata, uno dei maggiori responsabili del traffico, dell'inquinamento dell'aria e del rumore. (cfr tabella ISTAT).
Nel 1997
- il 54% dei cittadini che si recano al lavoro ogni mattina utilizzano l'automobile come conducenti
- 4% come passeggero;
- 7% si sposta con moto o ciclomotore;
- solo il 29% con mezzi pubblici.
Gli studenti invece scelgono
1995: nei 12 comuni considerati, si hanno 60 automobili ogni 100 abitanti, indipendentemente dell'età. Valori più elevati: Cagliari (68%) e Milano (65%); minore: Venezia ( 40% ) e Genova 47%. A ROMA, ben 10Kmq sono occupati da auto, ovvero lo 0.7% nazionale. Il primato: Napoli, con 3.3% del suolo comunale.
La scelta dell'uso dell'auto è collegata all'offerta dei servizi pubblici. Negli ultimi tempi, nelle grandi città assistiamo ad una attenzione diversa verso il trasporto pubblico: Milano, Bologna, Napoli, Palermo, Catania, Cagliari e anche Roma (Giubileo) hanno migliorato l'offerta dei servizi.
Si è compreso che per ridurre l'impatto sull'ambiente occorre una maggiore integrazione tra servizio pubblico urbano ed extraurbano e una più attenta pianificazione del sistema della mobilità.
Una legge che viene incontro a queste esigenze con la creazione di aree metropolitane esiste: Legge 142/1990. A livello comunale, le città con più di 30.000 abitanti devono adottare il Piano Urbano del Traffico (PUT), emesso da Ministero dei Lavori Pubblici e dell'Ambiente (Piano adottato solo dal 23% dei Comuni. Il resto adottano provvedimenti propri per scoraggiare gli spostamenti in auto attraverso, ad es., la realizzazione di parcheggi di scambio con il mezzo collettivo che hanno lo scopo di favorire l'integrazione tra diverse modalità di trasporto per chi proviene da zone poco o mal servite. Milano e Venezia offrono più di 10 posti-auto di scambio per 1000 autovetture circolanti; Firenze e Roma ne hanno creati molti nuovi).
L'incremento di tariffe orarie nelle zone centrali. L'uso eccessivo dell'auto causa problemi sia di congestione sia di pericolo per la salute pubblica. A Roma, i.e., nella campagna di rilevamento del benzene, il valore raggiunto è stato pari a 47 (20ug/m3), superando l'obiettivo di qualità per il 1999 fissato in 15ug/m3 (Min. Ambiente: decreto 25 nov. 1994).
Studi epidemiologici hanno dimostrato la ormai inconfutabile relazione esistente tra inquinanti ed effetti sulla salute dell'uomo. Ambiente (compresa l'alimentazione) e salute sono strttamente correlati.
Lo stesso Ippocrate consigliava il medico di osservare non solo il paziente ma anche l'Habitat in cui viveva. Alcuni studi (Dna) sullo stato di salute, in età adulta, di bambini adottati alla nascita hhano rivelato affinità fisiche e patologiche con i genitori adottivi e non con quelli naturali. Il tasso di mortalità per tumori tra le popolazioni migranti (dal Giappone agli USA, dal Sud al Nord Italia) si omologa a quello dell'ambiente ospitante
Tra le cause maggiori di emicranie, insonnia, difficoltà resiratorie e , nei casi più gravi, di patologie tumorali, l'inquinamento acustico ed atmosferico delle nostre città ricopre i primi posti.
La Federazione Nazionale dei Medici di Famiglia ha lanciato questo allarme esta svolgendo una azione di sensibilizzazione presso gli utenti per avere città pulite e meno trafficate, condizione necessaria per tutelare il diritto alla salute della comunità e soprattutto, attraverso una raccolta dati, appurare il legame tra stress ambientale e patologie. Il primo farmaco contro il mal di smog: la campagna "Mal'aria", iniziativa delle lenzuola contro l'inquinamento, promossa in collaborazione con Legambiente: Si appendono a balconi e finestre degli studi professionali 30mila teli di stoffa bianca , con la scritta "no alla smog".
Con il patrocinio dell'OMS si vuole dare vita ad un Osservatorio sulle malattie respiratorie negli adolescenti e negli anziani. Attraverso lo stato di salute dei pazienti si può leggere e comprendere meglio lo stato di salute dell'ambiente. In città come Roma e Milano ricerche scientifiche hanno accertato che drastiche impennate delle concentrazioni di biossido di azoto e polveri possono causare anche un migliaio di decessi precoci in più all'anno. L'inquinamento colpisce, innanzitutto, categorie a rischio (asmatici ) poi persone con patologie croniche cardiovasclari che con lo smog possono aggravarsi in modo letale.
L'effetto cancerogeno delle emissione di gas dalle auto spiega in parte l'aumento della mortalità per tumori polmonari.
L'OMS lamenta all'Italia la carenza di una legislazione non frammentaria relativa a traffico, mobilità e picchi dai gas di scarico degli autoveicoli: il nostro Paese non ha ancora realizzato una rete di rilevazione degli inquinanti estesa su tutto il territorio nazionale, sottovalutando i risultati delle ricerche epidemiologiche e gli effetti a breve e a lungo termine degli inquinanti.
Gli ambientalisti richiedono infatti interventi più radicali: più aree pedonali, maggiore trsporto pubblico, benzine più pulite, meno auto e più efficienti.
Per curare, i medici consigliano non più solo pillole e sciroppi ma anche buone e abbondanti dosi di ambiente pulito ( intervista con Mario Falcone, Segretario della Federazione Nazionale dei Medici di Famiglia)
Rifiuti infetti e radioattivi. Miliardi di costi, miliardi di pericoli. All'anno si producono dalle 56.000 alle 200.000 tonnellate. Una sola regione, la Sicilia, negli ultimi 8 anni ha speso circa 1.000 miliardi in appalti per lo smaltimento. Rifiuti ospedalieri: poco conosciuti e valutati. "Ambiente e Rifiuti", Enzo Mengozzi (Sperling & Kupfer) è un libro che fotografa, tra sfide tecnologiche per lo smaltimento e clima di illegalità diffusa: amministratori locali nella pattumiera delle mazzette sui rifiuti.
L'Italia, genere, produce 80 milioni di tonnellate annue di rifiuti solidi divisi in urbani (18 milioni) e speciali (62 milioni: industriali, ospedalieri, autodemolizioni ..., compresi 4 milioni di scorie tossiche e nocive).
LO SMALTIMENTO DEI RIFUTI E' ANCORA IMPRONTATO SU BASI PROVVISORIE.
In Italia, al 31 dec. 1992, erano in funzione :
- 50 impianti (su 1000 esistenti) per il trattamento di rifiuti urbani;
- 83 per quelli industriali
- 255 per quelli ospedalieri.
Su 80 milioni di tonnellate solo 20 ricevono adeguato trattamento e dei 4 milioni di scorie nocive solo 1 viene neutralizzato.
Lo smaltimento illegale è una piaga sempre più dilagante.
Discariche aperte: 5000 (estese per 1500 ettari). Solo il 10% autorizzate.
COSTI
Attualmente il trattamento di rifiuti urbano costa intorno a 50 - 200 lire.
Lo speciale: 300- 500 lire al chilo (compresi composti che contengono il PCR:
arrivano a migliaia di lire al chilo).
Sono cifre fuori ogni logica di mercato. Questi prezzi naturalmente danno
origine a fenomeni speculativi di operatori improvvisati che approfittano dello
squilibrio tra donmanda ed offerta.
In questo campo il mercato è
infatti molto scarso: c'è domanda forte di smaltimento a causa di
situazioni arretrate (difficile da anni smaltire i rifiuti) e carente l'offerta
seria, qualificata.
Motivo? Assenza di un quadro mormativo chiaro,
preciso che consenta agli industriali del settore di effettuare gli investimenti
necessari, di collocare gli impianti nei luochi adatti, di scegliere le
tecnologie corrette e riportare equilibrio fra domanda e offerta eliminando
pericolosi fenomeni speculativi (fra tutti quello crescente delle ecomafie).
In cinque mesi di attività della Commissione bicamerale d'inchiesta, possediamo una discreta fotografia degli interventi di alcune Regioni per l'emergenza RIFIUTI: Campania, Lazio, Puglia, Calabria e Piemonte sono state commissariate.
L'azione dello Stato ha frenato l'azione di avvelenamento nell'area di Caserta (near Napoli) ad opera di locali clan criminali. Lo smaltimento illegale si è infatti molto aggravato ultimamente: un gruppo di clan criminali controllano il territorio riciclano gran parte dei proventi delle attività illegali e consentono anche l'abbandono di questi rifiuti in aperta campagna. L'ECOCRIMINALITA' sta cercando nuovi spazi favorita dalla debolezza di norme penali rigide. Altro obiettivo della Commissione: modificare il codice penale per combattere il traffico internazionale dei rifiuti e dell'Ecomafia. Molte aziende italiane continuano ad affidarsi a società di smantellamento rifiuti che non posseggono né titoli per operare nel settore né mezzi, ma che sono scelti per i bassi costi con cui operano.
L'infiltrazione criminali nel settore impediscono ai pochi impianti regolari esistenti in Italia di avere quel giro di affari dignitoso. La Commissione, con forza, sta cercando di migliorare le dotazioni tecniche di chi ha il controllo del territorio.
La ricetta vincente si chiama qualità: il piano nazionale di riqualificazione urbana è la chiave del nostro futuro. Questa la convinzione del Ministro Ronchi e dell'associazione nazionale Legambiente.
L'attenzione per le discariche abusive ha infatti allontanato l'attenzione sul problema della dismissione degli impianti industriali e sul conseguente problema delle aree contaminate.
Un esempio positivo ci viene offerto dalla città di Napoli (cfr. pag 38) che ha investito molto per la modificazione dell'assetto urbano: un grande parco sarà ripristinato e cancellerà l'immagine di quell'area industriale che per anni ha deturpato la bellezza e la salute del luogo.
Smog e rumori rappresentano nei centri urbani una costante minaccia per la
nostra salute.
Alcuni Istituti di Ricerca rilevano:
città: Roma
zona alto inquinamento industriale: Civitavecchia
area agricola : Viterbo
Conclusioni: prevalenza e aumento di asma e malattie respiratorie nei primi due anni di vita (area uindustraiale) e sintomatologie più legate a patologie bronchiali (in città). Non trascurabile la minaccia del rumore (stress).
Ecco la fotografia dell'Italia che vuole investire nel futuro.
1997: anno in cui l'Italia si è finalmente dotata di un suoPiano d'azione per l'Infanzia (luglio 1997). Non solo leggi sui servizi e sulla prevenzione del disagio giovanile ma una maggiore partecipazione dei giovani allo sviluppo della città, come rivela una ricerca realizzata da Legambiente all'interno dell'ultimo "Rapporto dell'Ecosistema Urbano" denominato "Operazione Ragazzi in Città". Si vuole fotografare il point of view delle amministrazioni locali e verificare l'attuazione di progetti per l'infanzia, un "children oriented" interventi richiesti. Miglioramenti ci sono stati, anche se, ricevendo il questionario, tante città hanno lamentato la carenza di uffici adeguati per rispondere (n. 20).
Animazioni culturali promosse negli ultimi due anni in alcune città d'Italia: | |
Mostre e convegni | 62 % |
reti civiche | 19 % |
rubriche | 9 % |
punti informativi | 29 % |
ludoteche | 49 % |
biblioteche ragazzi | 10 % |
Musei per bambini | 12 % |
Soggiorni in città | 71.9 % |
Soggiorni fuori città | 49 % |
L'infanzia diventa protagonista: | |
consulte giovanili | 24% |
Vigili e sentinelle | 11.5% |
Consigli comuanali ragazzi | 35.7% |
Progetti di riqualificazione per bambini | 59.8% |
Buono | |||
Modena | 100 | Arezzo | 93 |
Piacenza | 92 | Caserta | 88 |
Siena | 85 | Milano | 84 |
Messina | 82 | Bologna | 82 |
Prato | 82 | Pesaro | 80 |
Mantova | 78 | Macerata | 77 |
Discreto | |||
Torino | 73 | Salerno | 72 |
Forlì | 70 | Aquila | 70 |
Ferrara | 68 | Udine | 67 |
Rimini | 65 | R. Emilia | 65 |
La Spezia | 64 | Roma | 62 |
Catania | 62 | Napoli | 61 |
Terni | 58 | Trieste | 57 |
Pisa | 53 | Grosseto | 52 |
Nuoro | 51 | R. Calabria | 51 |
Sufficiente | |||
Venezia | 50 | Bolzano | 49 |
Palermo | 49 | Ravenna | 48 |
Viterbo | 46 | Alessandia | 45 |
Cagliari | 43 | Trento | 41 |
Brindisi | 38 | Pavia | 31 |
Lecce | 28 | Rieti | 26 |
La città con i servizi più diversificati: Sondrio, Campobasso, Mantova, Arezzo, Siena, Lecco ...e quelle che fanno "partecipare" di più (23 città) : Messina, Siena, Caserta, Torino, Milano, Sondrio, Bologna, Pesaro, Arezzo, Catania, Modena, Varese, Roma, Lucca Trieste, .....
Verso le città amiche dei bambini
Arriverà presto un Progetto per costruire la città amica dei bambini, compresa nel Piano per l'Infanzia, promossa dal Ministero dell'Ambiente, in linea con la Convenzione internazionale sui Diritti per L'infanzia (Agenda XXI siglata a Rio de Janeiro nel 1992 e la conferenza Habitat a Istambul 1996). Un comitato tecnico ha definito i parametri principali: ambientale, sociale, culturale, istituzionale, zero18. Un ruolo fondamentale sarà affidato ai bambini che potranno esprimere il proprio giudizio sui cambiamenti in atto nella propria città. Il progetto, presentato a Napoli, prevede la creazione di una Agenzia di servizi reali intitolata all'educatore Carlo PAgliarini. Grazie al protocollo d'intesa fra Anci (Associazione nazionali comuni d'Italia) e il Cispel l'Agenzia è già attiva presso il Ministero dell'ambiente con il compito di valorizzare le esperienze realizzate, produrre materiali educativi, promuovere nuovi progetti.
Anche se la nostra preoccupazione è rivolta al crescente deterioramento dell'ambiente (aria, acqua, terra) molti studiosi invitano a non trascurare gli effetti dell'inquinamento acustico: Raggiungendo spesso limiti patologici, genera psicosi, isterismi, sordità, effetti dannosi all'apparato digerente e al sistema cardiovascolare.
Il rumore in città
Due italiani su tre (64.2% della popolazione) ritengono l'inquinamento acustico tra i fenomeni più fastidiosi in città e per il 22% è il problema tra le prime questioni da affrontare:
Sud e Isole 31.4%
Centro Italia 13.4%
Nord-ovest 13.7%
La più rumorosa è Napoli (p.zza Museo Nazionale). Dosi massicce non rovinano solo il sonno, ma causano danni alla salute: tachicardia, pressione arteriosa, ansia, nausea, scarsa visibilità, nevrosi.
L'inquinamento acustico può recare più danni dello smog. Primo punto: organizzazione del traffico pubblico, a difesa anche dello straordianrio patrimonio artistico italiano. In 96 città campionate la rumorosità notturna è superiore ai livelli massimi di tollerabilità per l'orecchio umano nel 98% delle aree urbane.
I DECIBEL DI TROPPO
Valori in decibel effetti sul sonno
Valori in decibel | effetti sul sonno |
fino a 40 dB | si allunga di 20 minuti il tempo per addormentarsi |
tra 45 e 50 dB | piccoli disturbi all'architettura del sonno |
tra 50 e 60 dB | tempo di addormentamento: + 30mm; posono svegliarsi i bambini |
tra 60 e 70 dB | frequenti risvegli: sonno disturbato |
oltre 70dB | riduzione e scomparsa delle fasi IV e Rem del sonno |
Alcuni dati:
130 dB | rombo aereo | danni all'udito |
120 dB | lavori in corso | |
110 dB | passaggio moto | sordità temporanea |
100 dB | passaggio treno | |
70 dB | telefono/radio/Tv | sensazione di fastidio |
CITTA' | Decibel |
Napoli | 76 |
Pisa/Ferrara/Mantova/Salerno | 72 |
Forlì/lecco/Napoli/Pesaro/Torino | 73 |
Benevento/Roma | 74.6 |
Milano | 74.6 |
Firenze | 73.1 |
Genova | 74.2 |
Torino | 73 |
Macerata | 76 |
Trieste | 78 |
Il riciclo
% | |
Sondrio | 33.74% |
Milano | 23.09% |
Mantova | 19.36% |
Perugia | 16% |
Varese | 15.26% |
Arezzo | 12.61% |
Bergamo | 12.58% |
12. Una nuova politica per alcuni Comuni d'Italia
In questi ultimi anni molti ambientalisti - attraverso diverse esperienze e itinerari- hanno iniziato ad impegnarsi direttamente nel governo delle città e più in generale nelle amministrazioni ed imprese pubbliche. Per l'Italia ciò ha rappresentato una novità positiva, un contributo significativo e rilevante che testimonia lo slancio al rinnovamento e all'impegno della politica e della classe dirigente attuale. Negli anni '80 sono sorte molte associazioni che hanno appoggiato con la loro attività questa tendenza, favorendo la diffusione di una cultura ambientale connessa ai temi della salute e della qualità della vita. Compaiono i primi Assessori all'ecologia e all'ambiente che pongono all'attenzione dell'opinione pubblica niovi temi e nuovi problemi da affrontare.
Con le elezioni del 1987 l'Ambiente ha un suo posto in Parlamento (nelle liste dei Verdi e del PCI vengono individuate alcune suoi rappresentanti): l'episodio di Chernobyl aveva scosso gli animi e dato un forte impulso e interesse alla questione Ambiente (nel referendum del 18 Novembre 1987 l'Italia risponde no al nucleare. Si assegnano ingenti risorse finanziarie e si promuovono piani e programmi per recuperare ritardi e inadempienze. Si innescano meccanismi legislativi. Tuttavia la particolare e difficile situazione amministrativa e istituzionale del Paese provocherà, negli anni successivi, le delusioni e le aspettative inespresse che conosciamo. Oggi, alla fine degli anni Novanta, assistiamo ad un cambiamento di tendenza della fase di stagno in cui si è rimasti per diverso tempo: è stata avviata una riflessione e una attenta analisi politica e culturale al fine di individuare strategie e risorse, dentro e fuori le Istituzioni, operando sinergicamente.
Il proposito: rendere le politiche ambientali un visibile e concreto fattore di modernizzazione e riqualificazione del Paese, che dal patrimonio abitativo pubblico e privato conduca al rispetto e alla tutela dell'ambiente su scala mondiale. Un vero e proprio global challenge. Negli ultimi anni sono stati investiti 18.000 miliardi per riqualificare 58.000 alloggi dando lavoro a 20.000 unità: atto sottoscritto da Legambiente e CGIL, UIL e CISL).
Le Elezioni Amministrative di novembre 1997 sono state un chiaro e
significativo esempio di come la cultura ambientale si stia affermando nella
coscienza dei cittadini prima e traducendo nella politica istituzionale poi.
Sindaci di importanti città italiane hanno posto particolare
attenzione, durante la loro campagna elettorale, al problema dell'ambiente e nei
loro programmi hanno dato ampio spazio alla pianificazione di una politica che
tuteli l'ambiente e ripristini tanti errori del passato. L'ambiente è
stato collocato tra le priorità di intervento: segno che anche le
aspettative e le esigenze di molti italiani sono davvero cambiate. Poniamo qui
di seguito alcuni esempi:
ROMA:(risultati Ecosistema Urbano 1997) Rutelli investe sul verde pubblico e sulla riprogettazione del trasporto pubblico. | ||
1993 | 1997 | |
Verde (mq/ab) |
9.7% | 10,98% |
Depurazione % acque trattate |
70% | 89.5% |
Raccolta differenziata % Rsu raccolti |
0% | 79% |
Trasporto pubblico (viaggi/ab/anno) (7.500 miliardi di investimento) |
305 | 392 |
NAPOLI: Bassolino presenta il Piano Urbano del traffico per ridurre entro due anni il numero di auto che entrano ogni giorno in città (oggi 250.000). Entro il 2000 arriveranno 600 autobus (a sostituzione di veicoli obsoleti e altamente inquinanti sono già stati acquistati altri 600), 75 filobus e 40 tram. Creazione di 23 parcheggi di interscambio che porteranno da 2900 a 5800 i posti auto disponibili | ||
1993 | 1996 | |
Verde (mq/ab) |
5% | 4.45% |
Depurazione % acque trattate |
44% | 62.1% |
Raccolta differenziata % Rsu raccolti |
0% | 0.9% |
Trasporto pubblico (viaggi/ab/anno) (7.500 miliardi di investimento) |
128 | 6 |
PALERMO: si punta al risanamento del centro storico, nuovo piano regolatore contro speculazioni edilizie, pertura di 50 di caffè-concerto per rivere la città. Il verde, finora ignorato, acquista attenzione con la istituzione della Riserva Naturale di Monte Pellegrino nel prossimo futuro. Più ostica la situazione sul traffico e la depurazione | ||
1993 | 1996 | |
Verde (mq/ab) |
1% | 1% |
Depurazione % acque trattate |
0% | 11.45% |
Raccolta differenziata % Rsu raccolti |
0% | 0.75% |
Trasporto pubblico (viaggi/ab/anno) (7.500 miliardi di investimento) |
107 | 93 |
GENOVA: il passato: la città delle mille alluvioni, ma dove si continua a costruire su ogni metroq indebolita dal disboscamento e dalla sfrenata urbanizzazione; melma e fango non fanno assorbire acqua piovana, forte speculazione edilizia, forte inquinamento atmodferico e acustico. Piani di regolamentazione traffico e tagli ai trasporti nella stessa scelta politica. In futuro: tanto da fare. | ||
1993 | 1996 | |
Verde (mq/ab) |
2.4% | 1,99% |
Depurazione % acque trattate |
40.9% | 79% |
Raccolta differenziata % Rsu raccolti |
4.78% | 4.92% |
Trasporto pubblico (viaggi/ab/anno) (7.500 miliardi di investimento) |
273 | 215 |
VENEZIA: questione dell'afflusso del turismo, ricchezza della Laguna ma anche fonte di traffico e inquinamento. Cacciari punta al riequilibrio delle strutture idriche e del suolo, della fauna acquatica perfetto equilibrio con l'ambiente. | ||
1993 | 1996 | |
Verde (mq/ab) |
-- | 1,99% |
Depurazione % acque trattate |
88.9% | 93.8% |
Raccolta differenziata % Rsu raccolti |
4.58% | 9.1% |
Trasporto pubblico (viaggi/ab/anno) (7.500 miliardi di investimento) |
583 | 536 |
La regione LAZIO ha iniziato un nuovo programma d'intervento per la promozione di aree protette e parchi naturali.
(Oasis, Febbraio 1998)
In Italia, non è semplice conoscere esattamente la dimensione del fenomeno sulle aree a rischio né la loro precisa collocazione geografica poiché spesso le discariche di rifiuti contaminati sono abusive. Da una indagine effettuata nel 1986 dalla protezione civile risulta che 4.526 discariche abusive di rifiuti urbani e 49 di rifiuti tossici. Nel 1988 in 3000 Comuni, 5.678 siti sono stati destinati all'abbadono dei rifiuti urbani (che poi risultano tossici).
La maggiore concentrazione risiede nel triangolo industriale Lombardia- Piemonte - Liguria e l'attivazione di processidi dismissione industriale ( e relativo problema di bonifica) si concentra negli anni '80 nei settori chimico, petrolifero, meccanico, siderurgico (Ambiente Italia 1991b, p. 30), soprattutto a seguito del caso Seveso (1976). Tuttavia, non esiste ancora un sistema normativo che regoli l'apporto dei rischi singoli alla contaminazione globale degli ambienti vicino alle discariche pericolose: poiché spesso le aree contaminate si trovano vicino zone fluviali, il probabile verificarsi di eventi catastrofici improvvisi (piene e tracimazioni) rende ancora più difficile il calcolo dei rischi nel tempo (discariche scoperte nello Scrivia, a Casale Monferrato, 1988).
Pur eliminando la fonte di inquinamenti, rimane spesso il problema della bonifica del sito contaminato e quello dei costi elevatissimi: il calcolo dei rischi è dunque difficile.
Le 11 aree a rischio convolgono al momento 718 Comuni: 19% della popolazione italiana, con non omogenea distribuzione. Solo in due Regioni, Lombardia e Campania, le popolazioni interessate hanno un forte peso sulla popolazione regionale (54 - 55%). L'area di Valle Bormida non fa registrare particolarità né a livello demografico né per i finanziamenti ambientali. La base degli interventi in questo settore resta la Regione (Valle Bormida ha una parte irrilevante).
Con la legge 349/86 si è affermato: il criterio di singolarità di ogni caso di alterazione ecologica, indipendentemente dall'estensione dell'area e dalla collocazione centrale o marginale nella Regione; la ripartizione dei finanziamenti (2/3 statali) non più basata sul numero degli abitanti ma in base ai deficit di ordinario controllo ambientale; maggiore interagibilità tra problema ambientale e pianificazione territoriale.
A) Valle Bormida e Acna di Cengio
ggi ritenuta tra le aree contaminate più conosciute d'Italia (delibera del Consiglio dei Ministri 1987), a causa dell'alto tasso di degrado, viene oggi denominata "valle dei veleni".Risulta tra le aree italiane più contaminate. Una fabbrica, molto grande rispetto ad una zona di basso sviluppo industriale, ha inquinato, con i suoi scarichi, l'ambiente idrico, atmosferico e del suolo circostante. Rifiuti tossici venivano smaltite all'interno, sotterrandoli in zone marginali. Come è stato per decenni in molte aziende, la presenza di contaminazione veniva avvertita anni dopo, se e quando le aree industriali dismesse venivano destinate ad altro uso.
Solo nel 1980 entra in vigore la legislazione sullo smaltimento dei rifiuti. La dismissione delle aree industriali è attiva oggi in Italia per i settori della siderurgia, industria chimica e fibre sintetiche, la microelettrica. Talvolta tale area viene riconvertita a nuovi fini industriali o destinata a insediamenti terziari e residenziali quando esperienze internazionali hanno dimostratoche aree contaminate non sono riutilizzabili senza una attenta analisi di misure di risanamento (oltre il 50% secondo esperienze in Germania a fronte di un 10 - 30% di vecchie discariche). Processi di dismissione in Italia: nel settore della siderurgia e metallurgia.
Nel 1987 la questione ha assunto valore di negoziato ambientale tra i diversi attori sociali Ministeri, Regioni, EE.LL. associazioni industriali e agricole, sindacati, università...: l'effetto NIMBY (not in my back yard: difesa del proprio spazio, bene e salute a prescindere da una progettualità globale) è stato superato.
Sono nate nuove normative per la salute, la sicurezza, l'ambiente; vincoli più restrittivi d'Europa (scarico reflui); è stato prodotto il Piano di Risanamento della Valle.
Il Fatto: dopo la importante decisione di risanare l'area, sono emerse due posizioni diverse: a) chiusura della fabbrica e bonifica area; b) risanabilità dello stabilimento con le moderne tecnologie e compatibilità ambientale, e salvaguardare lo sviluppo economico. L'analisi che segue mostrerà come la pericolosità della fabbrica è stata percepita in momenti e da soggetti diversi, sin dall'inizio del secolo, ma interventi mirati non si sono mai realizzati: solo denunce alla Magistratura, presto inespresse. La poco diffusa coscienza ambientalista e strumenti di rilievo inappropriati hanno lasciato impronte forti.
Nell'impianto Acna sono presenti 20 milioni di metri cubi di terre miscelate a fanghi e rifiuti chimici nocivi (Ambiente Italia 1991b, p. 16): la sopravvivenza di forme di vita acquatiche è stata fortemente minacciata. Si intrecciano diversi fattori a rischio:
Nel 1991-93 è stata svolta una attenta indagine empirica per valutare la percezione dei rischi ecologici. I due versanti della vallata - più industrializzata la parte ligure, più agricola e artigianale quella piemontese - presentano analogie per il comune processo di inurbamento e trasformazione economica, che hanno portato a perdita di produttività del setteore agricolo; crisi demografica; mancanza di solida imprenditorialità locale; percezione della popolazione del rischio inquinante sulla valle per la presenza dallo stabilimento Acna: alterazione componenti naturali: aria, acque del Bormida, flora.
Da uno studio condotto sugli abitanti del luogo, risulta distinto il fenomeno del danno ambientale da quello del rischio. Il primo è visto come elemento visibile e determinato nell'asse spazio- tempo; il 2° è più sfumato: si lega a elementi di contingenza o provvisorietà ( rischio incidentale), alla lunga durata (rischio di mutazioni, contaminazioni,...), o alla permanenza (rischio connaturato alla società industriale).
I rischi in valle Bormida si sono tramutati in danni reali per la presenza dell'impianto: forme di inquinamento visibile; malattie; incidenti. Anche sulla percezione del rischio, la valutazione cambia sui due versanti Regionali: per i liguri esiste, pur precario, un equilibrio tra ambiente e attività inquinante; per i piemontesi i pericoli maggiori sono dovuti a rischi non controllabili per una precisa volontà dei responsabili delle attività industriali, che celano i dati sulle azioni di scarico. Allarme per i rischi sanitari e sociali (abbandono, isolamento, degrado edilizio e umano della valle).
Si conferma ancora che il tema del rischio ambientale è più legato a interpretazioni soggettive e contingenti (Perussia, 1989) che non a fonti oggettive di conoscenze (Sartori 1991).
Dall'analisi risulta infatti:
Tuttavia, quando da locale la questione ha assunto respiro nazionale, le cose son cambiate. Documenti ufficiali hanno valutato 4 questioni su cui sono stati emessi decreti, leggi e piani di risanamento specifici:
La vicenda Acna è stata inserita in una azione politica centrata sul futuro delle aziende chimiche e non in un piano di risoluzione di problemi ambientali, come quazli tipici delle aree a rischio. L'emergenza ambientale ha favorito più il ripristino dell'azienda che il rilancio dell'area. La questione è sorta per l'irrilevanza dei dati tecnici in mancanza di un accordo di base sui sistemi di rilevazione e sui significati da dare alla informazioni.
La vicenda Acna ha rappresentato un passaggio significativo per la questione ambientale in Italia (emanazione Legge quadro 349/1986).
B) Seveso: uno dei più famosi casi di bonifica di cui è protagonista l'Italia
Nel 1976, l'esplosione di una industria, l'Icmesa, porta con violenza alla luce il concetto di rischio ambientale e l'esigenza immediate direttive di legge. Nasce la Direttiva Seveso (DPR 175/88). Per la prima volta, in linea con il quadro normativo europeo:
Sul piano del rischio il Regno Unito (UK) tra i primi ha promosso un programma sistematico di comunicazione sui grandi rischi. Seguono Germania e Olanda. Anche in Francia si stanno attivando campagne educative.
(M. Colombo, I rischi ambientali, Francangeli)
L'informazione offerta dalla stampa è soprattutto centrata sull'evento e non sul problema, sullo studio di causa e effetto: spesso diventa strumento di spettacolarizzazione en mezzo di prevenzione, informazione, partecipazione.
Su eventi quali la frana di Valtellina, la nube di Chernobyl, l'inquinamento a Seveso, la nube tossica di Sandoz sul Reno hanno evidenziato una tendenza al catastrofismo: un evento è spesso amplificato dalle immagini televisive o enfatizzato dai commenti della stampa.
La qualità e la quantità di informazioni attorno ad un evento definisce l'attenzione o il disinteresse, l'enfasi o la minimalizzazione del pubblico rispetto al fenomeno. La maggior parte della gente è coinvolta o non è coinvolta in determinate situazioni in base al ruolo e all'attenzione che i media hanno avuto.
Una corretta, continua e capillare campagna di informazione e comunicazione rappresenta il nodo centrale nella società contemporanea per il coinvolgimento e la partecipazione di tutti verso i problemi ambientali. Tre le fasi:
- Risk production: studio della sicurezza dei sistemi tecnologico- industriali
- Risk perception : percezione del pubblico sui rischi
- Risk evaluation: attenzione e analisi dei mutamenti ambientali
Si considerano allora tre aspetti:
Per una corretta impostazione culturale del problema Ambiente occorre superare il diffuso concetto del NYMBY: la difesa del proprio spazio, salute e bene, a prescindere da una progettualità globale
Environmental Monitor 1997:
La ricerca, a livello mondiale condotta per analizzare l'orientamento dell'opinione pubblica di 24 paesi del mondo (60% della popolazione mondiale) verso le questioni ambientali ha pubblicato interessanti dati.
In Italia la ricerca è curata dall'Eurisko
L'analisi presentata è stata realizzata attraverso interviste - da gennaio ad aprile 1997 su un campione statisticamente rappresentativo di 1000 cittadini in ciascuno dei 24 paesi coinvolti, sottoposti a 32 domande standard relative alla loro percezione e preoccupazione verso i doversi problemi ambientali (L'articolo presentato è pubblicato in La Nuova Ecologia, anno XVIII, n°2 febbr. 1998, la rivista di legambiente)
I quesiti proposti riguardano:
Dall'analisi dell'Environmental Monitor 1997 risulta :
Tali indicazioni trovano conferma anche nell'Indagine promossa da EurisKo per Legambiente nell'ambito del programma "Progettiamo il Futuro". Per l'ITALIA si rivela che :
1) Droga
2) Criminalità organizzata
3) Disoccupazione
4) AMBIENTE
segue - in fortissimo cambiamento rispetto al passato:
5) Immigrazione
6) Crisi economica
7) Violenza goivanile
8) Debito Pubblico
a) Le esigenze delle future generazioni prevalgono sugli interessi dell'attuale.
Quasi tutti i Paesi tranne Corea e Giappone, ancora sensibile all'oggi,
chiedono equilibrio tra presente e futuro. In Italia lo è il 59% . L'eredità
che lasceremo al futuro è una chiave importante a favore dell'impegno
sentito dalla maggior parte di salvare il nostro pianeta.
Sia paesi
industrializzati che quelli in via di sviluppo - in particolare l'India (pur
non essendo la preoccupazione maggiore) - vedono l'inquinamento ambientale al
maggiore minaccia per le future generazioni. Il degrado ambientale è
riconosciuto - soprattutto tra gli abitanti delle aree urbane e quelli con
livelli di elevata istruzione e reddito - quale uno dei problemi che richiedono
soluzione più immediate.
Il campione esaminato dichiara
Tali percezioni si riscontrano tra le persone più istruite e che vivono in centri urbani.
Dal 1992 ad oggi la preoccupazione ambientale è rimasta costante o è lievemente cresciuta nonostante il 1992 ha visto tutti i media del mondo attenti a far notizia sul vertice di Rio de Janeiro.
Il problema più grande è rappresentato dall'inquinamanto:
atmosferico = per i paesi industrializzati
idrico = paesi in via di sviluppo (preoccupati della disponibilità di acqua potabile)
nucleare = Germania e Ucraina
In Italia il 76% dichiara - in linea con gli altri paesi industrializzati - la propia preoccupazione sulla dimensione globale del problema ambiente. Nei paesi poveri naturalmente la preoccupazione ambientale è più legata alla percezione della minaccia dell'inquinamento per la propria salute e non tanto per il futuro.
c) Allarme salute
Negli ultimi cinque anni (dal 1992: Rio de Janeiro) la percezione che il
problema ambientale avrà un'impatto negativo sulla slaute dei propi
figli e nipoti.
Nei paesi in via di sviluppo tale aspetto è percepito quale minaccia
personale immediata; nei paesi industrializzati il timore è riversato
sulle future generazioni.
In Italia :
43% preoccupato per la salute attuale
76% per la salute dei figli e nipoti
Voto ai governi
Ciò significa che ci si rende conto che per trovere soluzione ai problemi ambientali non si devono addossare colpe agli altri ma trovare soluzioni nella propria nazione
e) suddivisione in sei categorie: identikit dei cittadini
L'Environmental Monitor 1997 conclude, nel complesso, positivamente ritenendo importante e significativa la crescente attenzione che i cittadini hanno dimostrato negli ultimi 5 anni per la salute del Pianeta, ed in particolare per la tutela delle future generazioni.
1992: da questo anno, 1/4 dei bambini italiani ha un albero custode. Circa 550 querce, faggi, abeti o eucalipti sono stati piantati grazie all'iniziativa "Un albero per un neonato". Tanti nuovi boschi, dunque (Nuova normativa): una giovane pianta deve essere piantata entro 12 gg dalla registrazione anagrafica in Comune. Ma solo il 25% degli 8000 Comuni hanno aderito. Unica la Lombardia, con 32.000 e il Lazio.
Identikit del riciclatore modello: è donna, single, giovane laureata. (dati Istituto di ricerca Romano: Format). Il 30% degli intervistati pratica la raccolta differenziata; il 50% ritiene che le amministrazioni (a cui si delega sempre tutto!) attivano pochi interventi per smaltire rifiuti; le donne acquistano prodotti riciclati (62%), più del 50% è disposto a spendere di più pur di non danneggiare l'ambiente
Legambiente e NSF (Nathan Swartz Foundation: costituita nel 1995 - Repubblica S. Marino - per aiutare chi ha bisogno) con l'aiuto di Omnitel e Timberland = giovani tra gli 8 e i 25 anni per la cura, la manutenzione di Parco Sempione a Milano per poter offrire un luogo ameno a bimbi e anziani soli e abbandonati. Un team che ogni volta sceglie un quartiere diverso e coinvolgendo servizi, parrocchie e cittadini , lottano contro il degrado ambientale e ... umano;
7/8 MARZO 1998: iniziativa nelle scuole - Assemblea Nazionale degli insegnanti per l'ambiente e per la scuola" per tracciare i nuovi legami tra scuola e territorio, per lo sviluppo sostenibile del Paese, per la difesa del patrimonio artistico- ambientale. Si lega ai progetti educativi "Lavori in corso", "alimentazione sana- Natura amica", Progettiamo il futuro". Sfida alla scuola del futuro.
Un contratto antidegrado: nuovi finanziamneti per 200 miliardi di lire e un obiettivo importante: cambiare volto ai quartieri più degradati e invivibili. I Comuni hanno 4 mesi per la presentazione del progetto (CER: comitato edilizia residenziale). Il 1998 può essere l'anno giusto per avviare un processo di rinascita delle città. Qualità e partecipazione collettiva.
"Ci sono bravi ricercatori (Istituto Enea), ma l' Italia non ha un programma sul clima globale": politica e studio scientifico corrono troppo spesso su binari diversi" (Vincenzo Ferrara, responsabile Problematiche Globali, Enea).
"Clean up the World": adesione, per il 4° anno, al progetto patrocinato dall'UNEP (Union Nations Environment project: 120 Stati ) di 1200 Comuni per pulire boschi, centri urbani, parchi, vie e piazze: il patrimonio artistico e naturalistico di alcuni luoghi d'Italia sotto lo stimolo e l'entusiasmo di migliaia di persone, di associazioni, di Forze dell'ordine (che hanno messo a disposizione un Numero Verde) EE.LL.
1998: piano del Governo a favore di opere di ristrutturazione di abitazioni e vecchie dimore ad uso privato. Si richiede la messa a norma delle strutture nel rispetto delle recenti norme di sicurezza: barriere architettoniche abbattute, giardini, parcheggi e aree circostanti nuovi, contro ogni forma di degrado e abbandono a tutela dell'ambiente urbano o limitrofo. Si possono ottenere finanziamenti per acquisto materiale e progettazione fino al 41% (detraibili dalle tasse).
10.000 i bambini di Chernobyl ospitati negli ultimi 4 anni dall'Italia, in un progetto di grande solidarietà umana e lotta al degrado ambientale.
L'Ecologia addosso: "vestiti di verde". Iniziativa del 1997 per orientare consumatori nella scelta degli acquisti (industra tessile e qualità ambientale in un accordo d'intesa tra Legambiente e Filtea-Cgil.
(Sintesi dell'intervento di Fulvia Fazio, Segretaria Nazionale di Legambiente)
"Agire localmente, pensare globalmente" questo lo slogan dell'Associazione Legambiente, che da anni svolge funzioni di stimolo e proposta ai cittadini e gli Enti Locali.
Alcune iniziative:
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ISTAT (1996) Environmental and economical Book-keeping . Annual Statistics, serial X, vol.13
OECD (1996), The environmental industry. The Washington meeting, ISBN 92 - 64 - 14693 - 8 Paris.
EUROPEAN COMMISSION (1992) Green Book. The transport weight on Environment: a communitay strategy to sustainable develop of Transport.
EUROPEAN COMMISSION (1996) Green Book . Towards fair and efficient pricing in transport: Policy options for internalising the external costs of transport in the European Union.
EUROPEAN ENVIRONMENT AGENCY (1995) Europes environment. The Dobris assessment.
EUROPEAN COMMISSION (1994) European, sustainable cities.
EUROPEAN COMMISSION (1990), Green Book on urban environment.
CENTRAL OFFICE per i Beni Culturali e Ambientali Italian gestisce un sistema informativo territoriale nazionale che contiene dati cartografici, grafici alfanumerici, tabellari ...
Mathis Wackernagel e W. Rees, Like reduce human impact on the heart . Ambiente Edition
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